Ecco la mia famiglia!

La nascita di un figlio segna l’inizio di una nuova avventura che arricchisce spiritualmente la famiglia, ma che allo stesso tempo la carica di compiti assai impegnativi, per quanto gratificanti.

Il bimbo ha infatti – comprensibilmente – molte pretese. Finché si trovava nel grembo materno, egli ha vissuto in un ambiente accogliente e protetto, e dopo la nascita ha bisogno di una mamma e di un papà pronti ad accoglierlo e ad amarlo, a proteggerlo, a capire e soddisfare i suoi bisogni. Per lui, almeno nei primi mesi, il mondo è costituito dal volto della mamma; sarà lei, se saprà essere sufficientemente rassicurante, a permettergli di avviarsi serenamente sulla strada della crescita.
Più avanti, dopo i 2-3 anni, il bimbo compirà dei passi importanti sulla via dell’autonomia e del distacco da mamma e papà, ma per molto tempo ancora avrà bisogno di essere al centro della loro attenzione, di sentirsi amato, protetto e compreso da loro. La crescita sarà segnata da passaggi molto delicati, che richiederanno al piccolo un notevole spirito di adattamento e che gli faranno sperimentare sensazioni nuove e anche sgradevoli: la frustrazione, la paura, la gelosia…
Molti ‘elementi di disturbo’, tante interferenze possono sorgere lungo il percorso accidentato della crescita: la nascita di un fratellino, l’ingresso all’asilo, qualche difficoltà nello studio, il farsi strada del timore di deludere i propri cari o di un’irrazionale paura di essere abbandonato, la separazione dei genitori… Compito di mamma e papà è di prendersi amorosamente cura del proprio figlio, facendo in modo che anche le fasi più difficili dello sviluppo siano poste al servizio della crescita. Perché ciò sia possibile, essi dovranno sforzarsi di capire il carattere e il temperamento del loro bambino e le sue reali necessità.

Non sempre però il piccolo è in grado di esprimere con le parole il suo mondo interiore, le emozioni più profonde, le paure, le frustrazioni: insomma tutto ciò che non di rado si ritrova alla base di repentini e apparentemente immotivati cambiamenti d’umore e di comportamento. Conoscere ciò che ‘bolle’ nella testa di un bimbo o di un adolescente non è cosa facile anche per i genitori più preparati.

In questo senso viene in soccorso il linguaggio non verbale degli scarabocchi e dei disegni, un linguaggio che proviene dall’inconscio, e che pertanto porta a galla i sentimenti riposti nell’Io più profondo. Quando disegna, il bambino ‘chiacchiera’ a ruota libera, esprimendosi in modo sincero e senza reticenze, mettendo sulla carta quel mondo nascosto e inespresso che vive dentro di lui. Basta poco: un foglio, una matita, dei colori e il gioco è fatto; un gioco quasi magico che racconta la verità.
Saper decifrare questo codice di comunicazione aiuta i genitori a cogliere precocemente la natura del proprio figlio, a comprenderne il carattere, il temperamento, le emozioni e i sentimenti. Anche un semplice scarabocchio tracciato da un bimbo di 2-3 anni ci racconta qualcosa della sua personalità, se solo siamo in grado di decifrarlo correttamente: il modo in cui il piccolo occupa lo spazio, i colori che usa, il tratto più o meno marcato forniscono informazioni importanti per compiere scelte educative rispettose delle sue naturali inclinazioni e potenzialità.

Il disegno della famiglia, in particolare, è un test utilissimo per conoscere il modo in cui il bambino vive la realtà familiare. Si definisce ‘test proiettivo’ perché riflette la realtà interiore di chi lo esegue: è cioè uno specchio della sfera emotiva e affettiva del piccolo, ovvero della parte più intima, sulla quale si costruiscono la sicurezza, la stima e la fiducia in se stessi.
Anche se gli viene chiesto di rappresentare ‘una’ famiglia, il bimbo disegna, quasi inevitabilmente, la sua, mettendoci al corrente di problemi, ansie, timori o, al contrario, della serenità che caratterizza i rapporti con i familiari. Se saremo in grado di decifrare correttamente il disegno della famiglia riusciremo così a cogliere non solo su quale dei propri cari egli investa la propria affettività, chi sia il modello nel quale si identifica e con chi abbia maggiore confidenza, ma anche se la relazione con uno dei familiari è problematica, se c’è ostilità o disagio verso un altro membro della famiglia.

L’analisi del linguaggio non verbale dei disegni risulta uno strumento massimamente utile oggi che – anche a causa della mancanza di tempo che caratterizza le vite di tutti noi – la comunicazione con i nostri figli è spesso ardua. Sembra sempre più difficile dialogare con i ragazzi, che spesso faticano a esprimere con le parole i loro reali bisogni e le loro emozioni. Noi adulti, invece, non dovremmo mai dimenticare che i nostri figli, pur essendo esposti a tanti maggiori stimoli e informazioni, sono emotivamente più fragili dei bambini di un tempo.
I nostri piccoli hanno bisogno di sentire che sono amati, protetti e compresi da mamma e papà. Questo libro vuole essere proprio questo: uno strumento che aiuta i genitori a capire meglio i propri figli, perché la comprensione è il requisito essenziale per accompagnarli e sostenerli nella crescita.

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Rubrica a cura di Evi Crotti su ilgiornale.it