A ogni bambino il suo sport

Non so se qualche volta abbiate seguito le partite di calcio dei campionati giovanili. Io sì e a centinaia, avendo felicemente errabondato al seguito di mio figlio, dai campionati dei pulcini sino agli allievi. È in quei tempi che ho scoperto come il problema non sia offrire ai propri consanguinei la possibilità di fare sport, qualunque sia quello che amano. Il problema è allenare i genitori a fare i genitori anche quando i propri rampolli praticano l’attività fisica.

Il campionario di umanoidi è terrorizzante, per i bimbi, ma anche, soprattutto, per il futuro della specie. Quelli che litigano con l’allenatore perché esclude il ragazzo dalla formazione titolare, ignorando il fatto che sia il nuovo Ibrahimovic e tale diventerà per rendere ricchi il padre e la madre che amorevolmente lo hanno cresciuto a tale scopo. Quelli che litigano con gli altri genitori perché i figli degli uni e degli altri non fanno la diagonale e non sanno che cosa sia il 4-4-2. Quelli che rimbambiscono il ragazzo con tabelle di allenamento che manco Mourinho si sognerebbe di adottare. Quelli che insultano l’arbitro perché non ha visto un fuorigioco. Quelli che bestemmiano. Quelli che lanciano improperi razzisti contro gli avversari dei propri figli e, magari, anche contro i compagni dei propri figli.

E non pensiate che il fenomeno sia di stampo squisitamente calcistico. Macché. Buttatevi sul nuoto o sulla pallavolo o sul basket e vi ritroverete nello stesso mondo. Un mondo di fessi che si credono furbi, di ottusi egoisti ottenebrati dai reality. E che non sanno che cosa sia l’amore per i propri figli.

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Rubrica a cura di Evi Crotti su ilgiornale.it

I simboli nei disegni dei bambini

Proprio i bimbi mi hanno messo in mano la penna,
perché raccontassi la loro storia.
Evi Crotti

Oggi è notevolmente aumentata la consapevolezza di quanto sia importante porre l’attenzione sulla psiche – che potremmo anche chiamare anima – del bambino per aiutarlo a crescere in modo armonico. Ed è proprio attraverso il disegno che l’animo del piccolo rende manifesto un pensiero che spesso non è ancora in grado di esprimere chiaramente o del tutto consapevolmente. Quindi per cercare di penetrare e comprendere il complesso mondo dell’infanzia è determinante saper interpretare in modo corretto questi veri e propri messaggi che la psiche del bambino lascia affiorare attraverso dei simboli.
Naturalmente bisogna prendere nella dovuta considerazione non solo la valenza universale dei simboli, ma anche il soggetto che ne filtra il significato.

L’essenza del simbolo si riferisce a un codice archetipico profondamente radicato nell’essere umano, un codice che unisce tutte le razze e le culture e che rende evidente l’universalità dell’animo umano.
Nulla è indifferente, tutto ha significato: così affermano gli studiosi che si occupano della psiche. Ogni forma espressa possiede una valenza simbolica che, se pur inconscia, esprime una diretta e sicura relazione con il mondo interiore di chi l’ha rappresentata. È quindi fondamentale imparare a riconoscere i simboli che, attraverso le forme grafiche espresse, ci possono aiutare a comprendere l’animo dei nostri figli e le loro aspirazioni.

Dato che il linguaggio della psiche fa uso di simboli relativi a ogni piano della realtà, è proprio attraverso la psiche che l’individuo può mettere in relazione il proprio inconscio con l’inconscio collettivo che, come abbiamo anticipato, ‘parla’ attraverso archetipi universali, e quindi creare una relazione fra microcosmo e macrocosmo. Per questa ragione, se si riesce a interpretare correttamente tale correlazione, ci si può avvicinare a decifrare la realtà più profonda di un individuo. In questo libro vedremo come alcuni simboli raffigurati nel disegno esprimano in modo chiaro e inequivocabile il vissuto emozionale del bimbo, del ragazzo e, perché no, anche dell’adulto. Impareremo così che i disegni, se interpretati correttamente, possano essere degli straordinari strumenti, utili per seguire da vicino lo sviluppo psicofisico dei nostri bambini. Possiamo in questo modo renderci conto se la crescita di nostro figlio è serena o turbata, in modo da poter eventualmente intervenire con delle scelte educative adeguate ai suoi bisogni.

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Colori

Questo libro nasce dal desiderio di facilitare il genitore e l’educatore nell’affascinante ma difficile percorso della formazione alla vita. Veder crescere un bambino è l’esperienza più creativa che possa capitare, ma ogni bambino possiede caratteristiche ben determinate che occorre conoscere per poterlo aiutare nella crescita. Il bambino nasce infatti con un’impronta del tutto personale, che l’attenzione dei genitori potrà amplificare o inibire.

Con questo libro si cerca, inoltre, di offrire una spiegazione alle perplessità che spesso colgono i genitori quando si accorgono che il medesimo tipo di educazione ha prodotto un risultato diverso per ogni singolo figlio. Ogni individuo, infatti, possiede non solo una naturale diversità genetica, ma anche emozioni e bisogni differenti.
La personalità del bambino non si sviluppa solo con l’età della ragione, quando può dialogare con l’adulto, poiché già nell’istante del concepimento contiene in nuce tutti i fattori che in seguito assumeranno una connotazione completa e individuale. Per questo è importante conoscere il linguaggio non verbale che il bambino manifesta già nei primi mesi, come il modo di piangere e di richiedere il cibo, il sorriso, l’espressione della gioia, il temperamento nervoso o pacifico e, quando ha circa un anno, i primi scarabocchi. Si tratta di segnali che dovrebbero permettere al genitore di essere il primo pedagogo del proprio bambino.
La tecnica dell’interpretazione del colore è un’importante integrazione dei sistemi d’indagine e di conoscenza dell’individuo. Dal colore scelto o utilizzato più frequentemente si possono trarre utili indicazioni non solo sulla personalità in divenire, ma anche su quella già formata dell’adulto, poiché la struttura di base della personalità rimane sempre la stessa per tutte le fasi della vita.
Il colore aiuta il bambino a sviluppare la percezione e a introiettare qualcosa che dia calore e vita alle emozioni. Per questo motivo il colore va considerato come uno strumento per poter sviluppare la creatività di ogni individuo ed esprimere le emozioni in modo non verbale.

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Ecco la mia famiglia!

La nascita di un figlio segna l’inizio di una nuova avventura che arricchisce spiritualmente la famiglia, ma che allo stesso tempo la carica di compiti assai impegnativi, per quanto gratificanti.

Il bimbo ha infatti – comprensibilmente – molte pretese. Finché si trovava nel grembo materno, egli ha vissuto in un ambiente accogliente e protetto, e dopo la nascita ha bisogno di una mamma e di un papà pronti ad accoglierlo e ad amarlo, a proteggerlo, a capire e soddisfare i suoi bisogni. Per lui, almeno nei primi mesi, il mondo è costituito dal volto della mamma; sarà lei, se saprà essere sufficientemente rassicurante, a permettergli di avviarsi serenamente sulla strada della crescita.
Più avanti, dopo i 2-3 anni, il bimbo compirà dei passi importanti sulla via dell’autonomia e del distacco da mamma e papà, ma per molto tempo ancora avrà bisogno di essere al centro della loro attenzione, di sentirsi amato, protetto e compreso da loro. La crescita sarà segnata da passaggi molto delicati, che richiederanno al piccolo un notevole spirito di adattamento e che gli faranno sperimentare sensazioni nuove e anche sgradevoli: la frustrazione, la paura, la gelosia…
Molti ‘elementi di disturbo’, tante interferenze possono sorgere lungo il percorso accidentato della crescita: la nascita di un fratellino, l’ingresso all’asilo, qualche difficoltà nello studio, il farsi strada del timore di deludere i propri cari o di un’irrazionale paura di essere abbandonato, la separazione dei genitori… Compito di mamma e papà è di prendersi amorosamente cura del proprio figlio, facendo in modo che anche le fasi più difficili dello sviluppo siano poste al servizio della crescita. Perché ciò sia possibile, essi dovranno sforzarsi di capire il carattere e il temperamento del loro bambino e le sue reali necessità.

Non sempre però il piccolo è in grado di esprimere con le parole il suo mondo interiore, le emozioni più profonde, le paure, le frustrazioni: insomma tutto ciò che non di rado si ritrova alla base di repentini e apparentemente immotivati cambiamenti d’umore e di comportamento. Conoscere ciò che ‘bolle’ nella testa di un bimbo o di un adolescente non è cosa facile anche per i genitori più preparati.

In questo senso viene in soccorso il linguaggio non verbale degli scarabocchi e dei disegni, un linguaggio che proviene dall’inconscio, e che pertanto porta a galla i sentimenti riposti nell’Io più profondo. Quando disegna, il bambino ‘chiacchiera’ a ruota libera, esprimendosi in modo sincero e senza reticenze, mettendo sulla carta quel mondo nascosto e inespresso che vive dentro di lui. Basta poco: un foglio, una matita, dei colori e il gioco è fatto; un gioco quasi magico che racconta la verità.
Saper decifrare questo codice di comunicazione aiuta i genitori a cogliere precocemente la natura del proprio figlio, a comprenderne il carattere, il temperamento, le emozioni e i sentimenti. Anche un semplice scarabocchio tracciato da un bimbo di 2-3 anni ci racconta qualcosa della sua personalità, se solo siamo in grado di decifrarlo correttamente: il modo in cui il piccolo occupa lo spazio, i colori che usa, il tratto più o meno marcato forniscono informazioni importanti per compiere scelte educative rispettose delle sue naturali inclinazioni e potenzialità.

Il disegno della famiglia, in particolare, è un test utilissimo per conoscere il modo in cui il bambino vive la realtà familiare. Si definisce ‘test proiettivo’ perché riflette la realtà interiore di chi lo esegue: è cioè uno specchio della sfera emotiva e affettiva del piccolo, ovvero della parte più intima, sulla quale si costruiscono la sicurezza, la stima e la fiducia in se stessi.
Anche se gli viene chiesto di rappresentare ‘una’ famiglia, il bimbo disegna, quasi inevitabilmente, la sua, mettendoci al corrente di problemi, ansie, timori o, al contrario, della serenità che caratterizza i rapporti con i familiari. Se saremo in grado di decifrare correttamente il disegno della famiglia riusciremo così a cogliere non solo su quale dei propri cari egli investa la propria affettività, chi sia il modello nel quale si identifica e con chi abbia maggiore confidenza, ma anche se la relazione con uno dei familiari è problematica, se c’è ostilità o disagio verso un altro membro della famiglia.

L’analisi del linguaggio non verbale dei disegni risulta uno strumento massimamente utile oggi che – anche a causa della mancanza di tempo che caratterizza le vite di tutti noi – la comunicazione con i nostri figli è spesso ardua. Sembra sempre più difficile dialogare con i ragazzi, che spesso faticano a esprimere con le parole i loro reali bisogni e le loro emozioni. Noi adulti, invece, non dovremmo mai dimenticare che i nostri figli, pur essendo esposti a tanti maggiori stimoli e informazioni, sono emotivamente più fragili dei bambini di un tempo.
I nostri piccoli hanno bisogno di sentire che sono amati, protetti e compresi da mamma e papà. Questo libro vuole essere proprio questo: uno strumento che aiuta i genitori a capire meglio i propri figli, perché la comprensione è il requisito essenziale per accompagnarli e sostenerli nella crescita.

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Mio figlio e’ quasi adolescente

Ci si mette molto tempo per diventare giovani!
(Pablo Picasso)

Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza va sorvegliato con attenzione dai genitori; infatti dovrebbe avvenire a conclusione della fase di attaccamento esclusivo verso la madre e di rivalità verso il padre, quando il bambino ha superato il primo legame d’innamoramento che Freud, il fondatore della psicanalisi, ha chiamato, ‘complesso di Edipo’ (se ne parlerà diffusamente più avanti, nel corso del libro).
Da questo momento il giovane entra in un periodo difficile, in cui scopre l’importanza dei rapporti, e la libido, una prima forma d’amore per il genere opposto, viene trasferita al di fuori della famiglia. Non deve meravigliare l’improvviso investimento emotivo-affettivo per il gruppo dei coetanei, che sembra più importante della famiglia stessa. A quest’età la capacità di fare amicizia e di avere un amico del cuore è la premessa di una positiva futura maturità sessuale e relazionale.

Proprio in virtù di uno ‘scollamento’ dall’amore possessivo verso la madre, il ‘quasi-adolescente’ recupera una relazione affettiva matura verso i propri genitori. Il figlio maschio comincia un processo di identificazione e di riferimento con il padre, unito al desiderio di assomigliargli. Se il padre deluderà le aspettative, è possibile che questo provochi un trauma che causerà gravi disagi nella crescita. Ciò vale naturalmente anche per la figlia femmina nei confronti dell’immagine materna.
È la fase in cui insegnamenti, regole, divieti e valori vengono incorporati; si struttura il Super-Io, con le sue leggi etiche, che permetteranno all’adolescente di entrare a pieno titolo nella società e di orientarsi nella vita. Ecco perché è indispensabile che i genitori siano coerenti non solo nell’impartire regole di comportamento, ma anche nel darne un valido esempio.

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Questo e’ il mio papa’

Leggere, e prima ancora sfogliare, un libro di Evi Crotti e Alberto Magni significa fermarsi a prendere una boccata d’ossigeno. Significa fermarsi a riflettere su quali siano i binari che sta percorrendo la nostra vita familiare, su quali siano i rapporti che quotidianamente riusciamo a costruire con i nostri figli.

Conosco Evi e Alberto da molti anni, mi hanno messo disposizione più volte la loro collaborazione e la loro amicizia. Eppure, ogni volta che apro le pagine di un loro libro e comincio a esplorarne i disegni, lo faccio con trepidazione.
Sì, l’enorme e mai sufficientemente compresa utilità del loro lavoro, è proprio questa: mettere noi genitori di fronte alle nostre responsabilità e al possibile disagio che i nostri figli vivono. È come rimettersi, ogni volta, in discussione, per capire innanzi tutto se il modo concreto con cui cerchiamo di educare i figli sia adeguato. Adeguato a loro, principalmente, così come adeguato al progetto di vita che stiamo costruendo.
Non si può essere padri se non si è stati e si continua a essere figli, cioè anche noi bisognosi del sostegno di una mano paterna e autorevole. Autorità: la parola latina auctoritas deriva dalla radice del verbo augeo, che significa ‘far crescere’. E fa crescere chi, nell’esercitare il suo ruolo di padre, continua a fare l’esperienza di una appartenenza. L’oscuramento della figura paterna porta come conseguenza per il figlio la perdita della consapevolezza della propria origine. Oggi sul figlio (o, sempre in meno casi, sui figli) si proiettano immagini, attese, aspettative, progetti nostri. Oppure lo si lascia assolutamente libero, magari demandando a Nostra Signora Televisione di occuparsi di lui. L’esito è spesso deludente. Nel primo caso, la proiezione delle nostre aspettative viene vissuta dal figlio come una gabbia, uno schema a cui deve adeguarsi. E noi pretendiamo di vedere realizzato in lui ciò che a noi non è stato dato di vivere, oppure che faccia le nostre stesse scelte. Nel secondo caso, concorriamo a quella Chernobyl delle coscienze, a quel livellamento, a quell’anestesia dei desideri che purtroppo caratterizzano in molti casi le giovani generazioni.
Il figlio non è una ‘proprietà’, ti è dato, anzi donato, perché tu lo introduca alla realtà, alla vita, permettendogli di essere se stesso, facendogli scoprire ciò che conta davvero, e lasciandolo libero. Libertà non equivale ad anarchia. La libertà si coniuga con la responsabilità. Certo, come insegna questo libro, per educare, per essere padri, è necessario mettersi in gioco, non abdicare a un compito così decisivo. Che cosa possiamo lasciare di noi stessi di più bello e di più vero se non dei figli liberi, responsabili, capaci di coscienza critica, di distinguere il bene dal male e di guardare a ciò che di vero e di bello c’è nella vita? Un impero finanziario, un oro olimpico o un premio Nobel non valgono la grandezza di aver introdotto un giovane uomo o una giovane donna alla realtà e alla totalità della vita, aiutandoli a essere capaci di significato, ancorati a valori veri e non alle immagini effimere del mondo virtuale.
Certo, non si sfogliano le pagine di un libro di Evi Crotti e Alberto Magni, non ci si sofferma sui disegni dei bambini e dei ragazzi che ci ‘parlano’ così tanto e talvolta in modo così drammatico, rivelando in tanti casi abissi di sofferenza, di incomprensione senza provare comunque un po’ di sano rimorso. Coscienti che tra il dire e il fare, tra l’avvertire la grandezza del compito, e il metterlo in pratica, c’è sempre di mezzo il nostro limite. Il nostro tempo limitato e speso male, le nostre preoccupazioni di lavoro, le piccole e grandi difficoltà della vita.
Eppure loro, i nostri figli, sono lì ad aspettarci. Ci parlano anche con il loro silenzio. Ci chiedono di non abdicare al compito di genitori. Questo libro è un stimolo a ricordarcelo.

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